PACE Home

Roma, 15 febbraio 2003. Manifestazione per la pace contro la guerra in Iraq, senza se e senza ma.


Now I could make peace on Earth
with my own two hands
Ben Harper

Le Foto

Il diario del giorno dopo la manifestazione

16 febbraio 2003 Quando ieri mi sono accorto che non sarei mai riuscito ad entrare in piazza San Giovanni, che un muro di folla impediva di raggiungere la piazza, ho capito che la manifestazione per la pace era la più grande alla quale avessi mai partecipato!
Tre milioni di persone vuol dire tre volte di più che al Social Forum, 110 milioni di persone in tutto il mondo (fonte: CNN) vuol dire che più di un abitante della Terra su 50 era ieri in piazza per dire no a questa guerra. Non sono cifre che possono lasciare indifferente nessuno, forse solo Emilio Fede (che ieri ha dichiarato qualcosa del tipo "che siano cinquemila, seimila o diecimila (!!!) a noi non importa niente").
E non importa se ieri la RAI ha preferito trasmettere "Passaggio a Nord Ovest" di A. Angela, "Aspettando Disney Club" e una partita di rugby piuttosto che il più grande evento di piazza di sempre in Italia e nel mondo (la censura non è riuscita del tutto, infatti la nostra nazionale di rugby dopo aver miracolosamente battuto il Galles è tornata in campo con le bandiere della pace).
Non importa se qualcuno è capace di dire "anche se erano tre milioni, gli altri 57 milioni di italiani erano a casa" oppure "cosa vuoi che siano 110 milioni su sei miliardi". Qualcosa sta cambiando, e più larga diventa la frattura tra quello che succede veramente e quello che ci viene raccontato, più forte sarà la voglia di partecipare, di esserci, di fare politica non solo facendo un segno su una scheda una volta ogni cinque anni. Non importa se il TG1 ormai censura anche il Papa, non importa se "La 7" fa una diretta dominata da Giuliano Ferrara che cerca di ridicolizzare i manifestanti.

Roma 15 febbraio 2003

"La sinistra ha perso la testa e i pacifisti non l'hanno mai avuta", questa è l'ultima dichiarazione del presidente del Consiglio prima di chiudersi in un imbarazzato mutismo, schiacciato e spaventato dalla forza dei sondaggi che dicono che l'85% degli italiani è contro questa guerra. Non possono essere tutti "comunisti", ci devono essere molti elettori del Centrodestra tra loro, ed è questo che lo spaventa. Intanto Fini parla di "pacifismo totalitario", che non ho capito bene cosa sia...
Tra la gente che ha partecipato alla manifestazione, e con cui ho avuto occasione di parlare durante le lunghe ore che sono servite al treno speciale per percorrere un tortuoso percorso lungo la costa tirrenica, ho trovato invece persone che ragionavano molto lucidamente, con la mente non appannata dai quiz televisivi.
"Ci continuano a rinfacciare che protestiamo contro gli Stati Uniti e non contro Saddam" - dice un professore di Educazione Artistica in pensione, che porta un poster in cui nel Giudizio Universale di Michelangelo al Padreterno è stato sostituita la faccia di Bush e ad Adamo uno scheletro - "ma c'è una ragione molto semplice per questo. Nessuno qui è dalla parte di Saddam, non c'è bisogno di dirlo. E come mai noi manifestiamo contro gli Stati Uniti, e non contro Saddam? Perché viviamo in Italia, facciamo parte del blocco dei paesi occidentali e, quando gli Stati Uniti vogliono cominciare una guerra dettata solo dai loro interessi, noi dobbiamo far capire a chi detiene il potere che non siamo d'accordo, dobbiamo spingerli a comportarsi in modo che la guerra non ci sia. A manifestare contro Saddam invece da chi ci faremmo sentire? Cosa gliene può importare a Saddam se noi manifestiamo qui in Italia? Per denunciare i crimini di Saddam noi non ci siamo mai tirati indietro, mentre gli Stati Uniti sembrano accorgersene solo ora. Saddam è una creatura degli americani, come Bin Laden, non dimentichiamocelo!".
Una buona risposta a Studio Aperto che ieri faceva vedere le immagini dei bambini curdi uccisi dicendo "Ma dov'erano i pacifisti, mentre succedeva questo?". E dove sono loro, mentre questo continua a succedere, mentre i curdi sono perseguitati anche in Turchia, il paese che fa parte della NATO e che gli altri paesi dovrebbero difendere dalla minaccia di Saddam? Quello che dà noia, più del fatto che gli Stati Uniti facciano una guerra imperialista per avere il petrolio e per "non rinunciare al proprio tenore di vita" come ha candidamente ammesso Bush, è la montagna di scuse e di menzogne con cui cercano di giustificare le loro guerre.

Guernica

"Quando colpiscono i simboli significa che hanno paura". Nella sede della Nazioni Unite, c'è sempre stata una riproduzione di Guernica il celeberrimo quadro di Pablo Picasso che, rappresentando il bombardamento nazista (e fascista, c'erano anche gli aerei italiani) sulla cittadina basca nel 1937, è diventato un simbolo universale dell'orrore della guerra, della sofferenza della popolazione civile. Quando Colin Powel è venuto all'ONU a presentare le sue famose "prove" contro l'Iraq, qualcuno ha pensato bene di coprire il quadro di Picasso con un drappo azzurro, forse per non farlo sembrare un'allusione agli imminenti bombardamenti americani.
Mi dicono invece (io, come ho detto, non sono riuscito ad arrivarci) che dietro al palco di piazza San Giovanni, c'era proprio Guernica, e per fortuna, visto che questo episodio era passato abbastanza sotto silenzio, come molti altri.

Servirà a qualcosa questa manifestazione? Cambierà qualcosa? Probabilmente no, Bush ha già deciso da mesi la guerra, i fatti che determinano l'inizio dell'offensiva sono altri: le condizioni climatiche che spingono a cominciare la guerra prima di Marzo, l'enorme quantità di denaro pubblico americano che viene speso per mantenere le truppe e gli armamenti nel Golfo, che fanno sì che a guerra debba iniziare presto per evitare di spendere troppo...
L'unica speranza è questa nuova consapevolezza.

Le foto della manifestazione



creato con igal