18 agosto 2001

In mattinata, si prende l'unico treno decente che c'� in tutta la Spagna (un superveloce, completo di quasi tutto, radio, cuffiette, televisore, tavolino, riviste, caramelline con sonnifero... mancante dei soliti poggiatesta... e delle rotaie d'oro, carissimo tanto da farci perdere un occhio della testa) che ci traina verso l'Andalusia, e verso le 10-10.30 ecco...

Arrivo a Siviglia

El Alcazar

Eccezionale l'impatto col capoluogo andaluso. Una citt� bellissima. Piena di verde, piena di colori, piena di vita, piena d'allegria... insomma. Nella sua strutturazione, l'influenza delle precedenti invasioni arabe � evidente, rendendo la citt� ancora pi� bella gi� al primo impatto.
Da Erasmus... senza dubbio.

la cattedrale con la Giralda (il campanile) vista dall'uscita dell'Alcazar

Cos'� un albero. Il dizionario del Devoto direbbe cos�: "elemento vivente, facente parte di uno dei tre regni cui solitamente si usa classificare la natura, il regno vegetale. Composto da un alto fusto denominato tronco e terminante in..." va beh insomma s'� capito. Direbbe pi� o meno cos�. Ma a parte la semantica che i linguisti gli darebbero, cos'� effettivamente un albero. Beh... � un qualcosa di bello da vedere, questo � certo. Un albero... con il suo modo di esporsi ai nostri occhi... con il suo modo sublime di farsi ammirare da noi comuni esseri umani; con il suo orgoglio di essere fonte di vita, generatore di moti dell'animo, lui che con il verde delle sue foglie e l'intreccio dei suoi rami occupa lo spazio in un modo a dir poco maestoso, come solo un albero riesce a fare... E cosa procura in noi... piccole anime sbarazzine... un albero. Ci procura senza dubbio la voglia di ammirarlo, di fotografarlo, di riprodurlo su tela come alcuni tra i pi� grandi pittori hanno fatto; e ci procura senza dubbio, quando lo vediamo impetuoso lanciarsi con i suoi rami nel cielo, quando lo vediamo ricco d'appigli e ricco d'intrecci, quando lo vediamo cos� propenso a farci sentire parte integrante di se stesso, ci procura la voglia, quella voglia in fondo cos� infantile ma in fondo cos� matura di arrampicarci sopra di lui e farsi accogliere sui suoi rami e diventarne parte integrante. Ed � proprio questo quello che il nostro grupppo d'eroi fa.
Avvistato dalla distanza questo immenso e meraviglioso ippocastano, composto da rigirii di rami in tutta la sua misura, immediata � la voglia che ci trascina su di lui, immediata � la voglia di sentirci per un giorno grandi scalatori e non semplici turisti. E cos� fu... ad uno ad uno, prendiamo a raggiungere le sue parti pi� alte e a sentirci per una volta pi� grandi e potenti di lui. Tutti quanti sopra, tranne il solo Karlo, sotto a scattare una foto, unica prova della nostra impresa. E' stato un momento davvero molto bello della nostra permanenza a Siviglia.
Ed � con enorme dispiacere che cominciammo a scendere. Scende prima lo Zibe, mostrando cos� come era solito, un discreto tono atletico, scende poi il Pando, mostrando tutta la sua esperienza di scout, vero maestro del vivere a contatto con la flora e la fauna. Scende poi il Maso... cadendo dall'albero e battendo una craniata che solo il miglior Banfi riesce ad emulare nei suoi film. E cos� con Karlo sottobraccio ci apprestiamo belli e tranquilli a riprendere il nostro cammino per le strade riverenti d'una riverente Siviglia.
Ma... un momento... "un momento, un momento" ma siamo solo in quattro e a Siviglia siamo arrivati in cinque. Eh s�... perch� se su un albero si vuole salire bisogna ricordarsi che dopo... bisogna scendere!!! Ed � quello che la Chiara l� per l� si � dimenticata. Urla lancinanti c'hanno fatto capire che da quell'albero... lei... come scendere... non lo sapeva proprio. Dal basso sembrava una cosa, ma dall'alto sembrava tutta un'altra cosa. E la paura... in questi casi... fa novanta. Abbiamo apettato cinque minuti... no, il Maso qui accanto mi dice dieci, no Karlo qua dietro mi replica un quarto d'ora... un quarto d'ora ad aspettarla l� in basso, che si decidesse a ritornare con i piedi per terra. Ma purtroppo era terrorizzata, e per terra da sola, non c'� mai tornata. E' dovuto salire lo Zibe di nuovo per aiutarla pian pianino a mettere i piedi su un ramo sempre pi� basso. E dopo mezz'ora la nostra magica bimba era finalmente di nuovo tra le nostre braccia, con una maglietta che da giallo canarino, aveva assunto una meravigliosa tinta nero polvered'albero, con un delizioso pantaloncino bordeaux, che da bordeaux era diventato d'un blu notte profonda, con i teneri calzini bianchi, che erano diventati calzettoni ufficiali dell'A.S. Udinese... ma era... di nuovo.... tra le nostre braccia. E stavolta davvero... tutti e cinque, riprendiamo il cammino per la terra andalusa.


Mi viene in mente anche un'altra divertente "chiarescata". Fu quado, dopo la visita all'Alcazar, il caldo torrido stava ormai diventando sempre pi� minaccioso e la grande umidit�, un'incognita tra il vivere e il perire. Durante una delle tante camminate, che c'avrebbe portato verso monumenti ancora non visti della splendida citt� sulle rive del Rio Guadalquivir, si giunge in una splendida rotonda, con al centro una piazzetta composta da alberelli sempreverdi e rigogliosi cespugli in fiore e nel mezzo una meravigliosa fontana di dimensioni massicce con gli spruzzi che giungevano sia dal suo centro, sia da tutt'intorno, intermezzati da spazi dove la gente avrebbe potuto immergere le mani per bagnarsi un po' la pelle e cercarvi cos� ristoro.
Fu alla vista di questa splendida oasi costruita dall'uomo che tutti ci fermammo entusiasti. Ricordo con quali parole d'elogio mi rivolsi verso Karlo, indicandogli i punti della piazza che pi� m'entusiasmavano. Anche il Maso e il Pando erano d'accordo con me. E quando, tutti insieme, ci voltiamo per rivolgere un'ulteriore occhiata allo splendore che l'uomo aveva saputo far vivere.... ecco che vediamo la Chiara, immersa completamente fino al collo, ma non partendo dai piedi, partendo dalla cima dei capelli, farsi... praticamente lo shampoo dentro la fontana. A quel punto, la gente cap� immediatamente che eravamo italiani. Anche un piccione ad un certo punto s'� posato per ammirare la pi� bella Venere, che dai tempi del Botticelli non si vedeva pi�, immergersi e mescolarsi sublimamente al colore, all'essenza, alla trasparenza, che � l'acqua. Uno spettacolo eccezionale, soprattutto quando sulla maglietta numerosi spruzzi si posavano lieti e sulle gambe lucide e bellissime, le gocce cadevano come rugiada al mattino. Ohhh.... oddio che colpo al cuore... che lacrimoni... che pena, abbiamo provato, quando la nostra bimba, ha finito d'immergersi... completamente in quella che era la fontana della piazza centrale di Siviglia. Che dolore incredibile. Tuttora al solo pensiero, provo un senso di malessere, e un forte senso... fatemelo ridire... di dolore. [OH... NON MI VIENE IN MENTE NESSUN ALTRA PAROLA].


La giornata, scorre comunque limpida e tranquilla, caratterizzata fra le altre cose da un eccezionale Pando al rimorchio e dalla conoscenza con un folto gruppetto di italiani, fra cui tre ragazzi di Cerbaia, uno di Lecco, una ragazza di Varese e due sorelle aretine con cui tutti insieme, usciamo in serata, intrattenendo piacevoli conversazioni sul pi� e il meno. Il Masetti, anche stasera � in STATUCCIO, ma quello ormai fa parte dell'essenza di questo inter-rail.

SPECIALE: IL CULO DI KARLO

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